lunedì 30 marzo 2015

Mao nei poster di propaganda: prima e dopo la Rivoluzione Culturale


 I poster (xuanchuan hua, 宣传画) avevano un grande contenuto ideologico e pedagogico, indicavano cioè la “retta via” di azione, diffondevano cultura e modi di agire ufficialmente “corretti”. Come nei dipinti, anche i poster ritraevano contadini, operai, studenti ma anche leader ed eroi rivoluzionari, al fine di rappresentare tutti, di non escludere nessuno di coloro che avrebbe dovuto contribuire alla costruzione della Cina socialista. È questo un elemento che gioca un ruolo fondamentale sul piano psicologico dei cittadini, i quali vengono in un certo senso resi partecipi della propria vita e nello stesso tempo vedono la propria esistenza rappresentata in tali immagini. Ognuno è protagonista e spettatore della “grande opera” in quanto ogni personaggio è rappresentato con tratti somatici comuni, realistici e al contempo privati di tratti specifici, allo scopo di rappresentare la maggioranza. Tali caratteristiche vengono rese mediante i termini xujia 虚假 (apparente) e zhencheng真诚 (genuino)[1]. Attraverso la stereotipizzazione dei personaggi, ogni individuo si riconosce in esso, e sente di poter dare il proprio contributo perché l’immagine stessa è un contributo all’individuo. Se da una parte la rappresentazione di tali personaggi ha lo scopo di personalizzare il soggetto che si rivede in esso, dall’altro svolge la funzione contraria, ossia quella di depersonalizzare il cittadino: nel socialismo non c’è spazio per l’individualismo, la collettività lavora insieme per creare una società collettiva.
La costruzione di questa nuova società richiede impegno da parte di tutti, come suggeriscono i soggetti dei manifesti ritratti quasi sempre nello svolgimento di lavori. Queste sono dunque immagini esemplari, nelle quali tutti possono rivedersi, immedesimarsi e “imitare” le azioni rappresentate. Si trattava di una cinghia di trasmissione che permettesse a tutti di comprendere il messaggio mandato dal Partito: il socialismo si costruisce tutti insieme, ognuno adempiendo ai propri doveri. Doveri che però vengono svolti con gioia e felicità: i soggetti dei poster e dei dipinti sono sempre sorridenti. Ogni individuo deve essere fiero di poter partecipare alla creazione di una nuova Cina.
Accanto alle scene di lavoro vengono rappresentate anche momenti trascorsi in famiglia, con i propri figli. I poster diventano così una rappresentazione della “quotidianità-tipo”, descrizioni con immagini dettagliate della Storia, da raffigurare secondo le norme stilistiche del realismo socialista. Le immagini sono pertanto grandi (da, ) e false (jia, ), nel senso che riproducono in maniera realistica e non reale. I soggetti, ingigantiti e dai contorni ben definiti, vengono ad acquisire le denotazioni di eroi della quotidianità, diventano superuomini pur rimanendo uomini standard. Tali personaggi dovevano muovere i sentimenti degli osservatori, rappresentare emozioni e desideri reali[2].
I manifesti rispondevano all’esigenza di diffondere idee, rappresentando una comunicazione non verbale capace di trasmettere messaggi alle masse. Ci troviamo in un periodo in cui la maggior parte della popolazione è ancora analfabeta, il linguaggio visivo dunque rappresentava la forma più diretta per gli scopi propagandistici.
Accanto alla rappresentazione grafica troviamo molto spesso anche frasi, nella maggior parte dei casi veri e propri slogan, scritti in un linguaggio semplice, comprensibile ai più e dunque facilmente memorizzabile. L’assimilazione del messaggio porta dunque alla ripetizione dello stesso, anche in assenza del poster, creando così dei canali di comunicazione attraverso cui i concetti contenuti nelle illustrazioni potessero spostarsi velocemente. Lo slogan diventa il modo giusto di pensare, interpretazioni differenti sono automaticamente sbagliate. È il Partito che getta la linea, al popolo spetta comprenderla e metterla in pratica. Ecco emergere una importante dimensione dei manifesti della quale si è già accennato: essi rappresentano una guida ideologica e pratica alla vita socialista, studiati in modo da poter diventare l’esempio generale, seguito da tutti. Come nelle immagini i protagonisti sono stereotipati e con caratteristiche comuni, allo stesso modo nella società i cittadini dovranno essere simili tra loro: simili nel vestire, simili nel pensare, simili nelle azioni. Non ci saranno voci fuori dal coro, né sui poster, né sulla sua rappresentazione reale.
Nel 1959, la divisione cinese-sovietico ha portato ad un ritorno agli stili più tradizionali cinesi, anche se la forma d'arte ha continuato. Ha visto una rinascita durante la Rivoluzione culturale dal 1966-1976, quando si sono tenute numerose mostre d'arte nazionali organizzate dalla moglie di Mao, Jiang Qing.
Su Guojing, Celebrare la Giornata Nazionale della fondazione della Repubblica Popolare cinese, 1950, stampa, 42 x 57 cm, (www.chineseposters.net)
Uno dei primi poster in cui compare il volto di Mao risale al Febbraio 1950. Celebrare la Giornata Nazionale della fondazione della Repubblica Popolare cinese (qingzhu Zhonghua renmin gongheguo guoqingjie, 庆祝中华人民共和国国庆节) fu disegnato da Su Guojing (苏国惊). [3]Il poster mostra un corteo festoso di cittadini che, come indicato sul titolo del manifesto, celebrano il primo anniversario della fondazione della Repubblica Popolare cinese. I manifestanti ballano allegramente e suonano il Tamburo della Vita, strumento utilizzato nelle danze tradizionali. Ad accompagnare il fiume di persone, sono due immagini portate come stendardo, di Mao e Sun Yat Sen, padre della Cina moderna. I due leader vengono così celebrati come due padri, personaggi da omaggiare pubblicamente e per i quali fare festa. Il manifesto aveva probabilmente lo scopo di celebrare il passaggio pacifico tra la Repubblica cinese e la Repubblica Popolare.


Altro esempio è Completata la Riforma Agraria la vita dei contadini è bella (tugai wancheng nongmin shenghuo hao, 土改完成农民生活好), poster prodotto nel 1951 ad opera di Jin Meisheng (金梅生), e stampata da Huamei huapian chubanshe[4]. È un manifesto importante per diversi aspetti. Primo tra tutti quello ideologico, notiamo infatti il ritratto del presidente Mao all’interno dell’abitazione.



Jin Meisgeng, Completata la Riforma Agraria la vita dei contadini è bella, 1951, stampa, 53 x 77 cm, (www.chineseposters.net)

La riforma agraria, svolse un importante ruolo da questo punto di vista. A differenza di quanto accadde in Russia, dove furono i contadini a riprendersi la terra, in Cina fu il Partito a riconsegnarla. Si tratta di un elemento primario per quanto riguarda la legittimità delle azioni del PCC e dello stesso Mao. La macchina genera-odio contro i proprietari terrieri aveva sì lo scopo di restituire dignità ai contadini poveri e di liberarli dalla “schiavitù”, ma aveva anche la funzione di far capire agli stessi contadini chi era l’artefice di questa acquisita libertà. Dal momento che non si trattò di un’azione spontanea da parte del popolo, al Partito spetta rispetto e fedeltà. I contadini vengono liberati dai proprietari terrieri ma, da un certo punto di vista, vengono soggiogati da un altro tipo di potere.
Il poster in questione è importante proprio per questo aspetto. La famiglia contadina ritratta nella propria casa umile, è felice perché la riforma le ha portato migliori condizioni di vita: quelle che prima erano le terre lavorate per conto di un padrone, ora sono di propria gestione. Si tratta di un cambiamento importante, promosso dal Presidente Mao, per il quale ora è riservato uno spazio all’interno della casa, in posizione centrale, in funzione commemorativa e celebrativa. Come vediamo, il manifesto ha una funzione puramente propagandistica ed ideologica, atta alla celebrazione della figura di Mao, artefice dei cambiamenti che migliorano la vita dei cinesi, e dei grandi successi di suddetti cambiamenti.
Come si è già accennato, i poster di propaganda servivano anche per informare la popolazione delle scelte politiche del Partito. Ne è un esempio il manifesto di cui si è appena parlato, che celebra i successi della Riforma Agraria. A questo genere appartiene anche Il Grande Incontro (weida de huijian, 伟大的会见) prodotto nello stesso anno da Feng Zhen (冯真) e Li Qihe (李奇合). Il poster, pubblicato da Beijing renmin meishu chubanshe, celebra uno degli incontri tra Mao Zedong e Stalin, presso il Cremlino a Mosca[5]. I due leader camminano in primo piano, discutendo probabilmente dei rapporti di amicizia tra i due Paesi. Mao, in abito maoista, ha lo sguardo rivolto in posizione frontale, con aria fiera, come se guardasse al futuro della Cina e del socialismo. Stalin, nella classica divisa in cui lo vediamo ritratto ufficialmente, sorride, mostrando felicità per questo nuovo rapporto tra le due nazioni. Dietro di loro, sulla destra, riconosciamo l’allora Primo Ministro Zhou Enlai che sorride rivolto al Ministro degli Affari Esteri russo Vyacheslav Molotov, altrettanto sorridente. Con questo poster il Partito informa il popolo cinese dei

 Feng Zhen, Il grande incontro, 1951, stampa, 73,5 x 53 cm, Pechino, Museo Nazionale della Cina, (www.chineseposters.net)

successi (parola chiave) che la Cina sta ottenendo non solo in politica interna, ma anche all’estero. Anche Stalin, che come si è detto è ritratto accanto a Mao, acquista così una posizione pubblica di estrema importanza, il manifesto lo presenta come un amico del popolo. Da questo momento in poi dunque la Cina ha un alleato importante nel mondo, e tutto il popolo cinese lo sa. La Cina studierà la teoria marxista e leninista, accoglierà tecnici russi al fine di migliorare l’industria statale. Un poster del 1953, Studiare l’economia dell’Unione Sovietica per costruire la nostra nazione (xuexi Sulian xianjin jingji jianshe womende guojia, 学习苏联现今经济 建设我们的国家) mostra proprio un tecnico russo intento a spiegare un’illustrazione a due uomini cinesi.

In un altro manifesto del Novembre 1953, Traslocando in una nuova casa (banjin xin fangzi, 搬进新房子) disegnato da Xie Zhiguang (谢之光), Shao Jingyun (邵靓云) e Xie Mulian (谢幕连) e pubblicato da Huadong renmin meishu chubanshe (Shanghai), riscontriamo un particolare interessante. Questa famiglia, visibilmente felice, si trasferisce in una nuova casa. Con i bagagli ancora avvolti nel lenzuolo e riposti nell’angolo della stanza, il padre di famiglia, aiutato dalla figlia, appende il ritratto di Mao e la cosa che ci colpisce maggiormente è il loro stato d’animo: la bambina passa il ritratto al padre, il quale lo afferra attentamente, con un grande sorriso sulla labbra, appoggiandosi con la gamba sul comò, attento a non farlo cadere. Poco distanti da loro, una bimba, non ancora in grado di camminare, osserva dal suo girello il padre mentre compie quest’azione che ha dell’eroico. La madre, seduta nella classica posizione cinese, sembra aver temporaneamente cessato di ordinare dei libri, che ora tiene nelle mani, per osservare anch’essa cosa sta succedendo. Si tratta indubbiamente di un momento importante, da svolgere con la propria famiglia, in intimità, di un’importanza tale per cui cessare le azioni che si stanno svolgendo e, cosa più importante, da essere messa in primissimo piano. Come si è già detto, la famiglia si è appena trasferita in una nuova casa ma non ha ancora sistemato i mobili, disfatto le valige e ordinato la casa: appendere il ritratto di Mao è dunque la prima azione da compiere. L’importanza di questo elemento si lega al valore della lealtà e della fedeltà dovuta al leader. Il messaggio è che se non ci fosse il Partito, e dunque il Presidente Mao, questa famiglia probabilmente non avrebbe ottenuto questa casa: è perciò doveroso da parte della famiglia stessa riservargli uno spazio prioritario non solo all’interno della casa ma anche della vita. Un ulteriore elemento degno di attenzione è il fatto che sia una bambina a passare il dipinto al padre, e che l’altra bambina osservi con molta attenzione, quasi assorta. È un messaggio importante, di come Mao debba essere amato anche dai piccoli, e che la politica non sia riservata agli adulti, ma anche e soprattutto alle giovani generazioni[6]. La bambina sembra capire l’importanza del personaggio che è entrato nella sua nuova casa, lo capiamo dalla prudenza con cui lo sorregge. Mao è il presidente che ha cambiato la vita dei cinesi e che continuerà ad occuparsi di loro, partendo dai più piccoli, avendo in cambio solo riconoscenza. Infine, ma non per importanza, dobbiamo notare che la casa in questione non è umile come quella che abbiamo poc’anzi incontrato, ha pavimenti nuovi, una finestra con una bella vista: ancora una volta vengono celebrati i successi del socialismo.
Vediamo dunque che Mao inizia a comparire e manifestare la sua presenza non soltanto nei cortei ufficiali, ma anche nelle abitazioni private, entrando a far parte della vita e della quotidianità dei cittadini.

Xin Lilian, Il Presidente Mao ci ha portato una vita felice, 1954, stampa, 78 x 53 cm, (www.chineseposters.net)
Una scena analoga la troviamo ritratta nel manifesto Il Presidente Mao ci ha portato una vita felice (Mao zhuxi gei women de xingfu shenghuo, 毛主席给我们的幸福生活), pubblicato nel marzo 1954, disegnato da Xin Liliang (忻礼良), nel quale vediamo una famiglia composta da madre, padre e tre figli. La donna porta una pietanza al tavolo già bandito di altri piatti, al quale sono seduti il resto della famiglia. Sullo sfondo di questa scena di felice abbondanza c’è Mao nella posa ufficiale che, sebbene si trovi in secondo piano, domina la scena. Ancora una volta la sua immagine, e il titolo stesso del poster ci fanno riflettere su come la vita privata dei cittadini sia profondamente legata alla figura del Grande Timoniere, uniti da un legame indispensabile per entrambe le parti: senza il Partito Comunista Cinese non vi sarebbe prosperità, ma senza l’appoggio e il rispetto del popolo ad esso non si perpetuerebbe la sua esistenza.

Figura 14, Xie Zhiguang, Amando calorosamente il Presidente Mao, 1955, stampa, 77.5 x 54 cm, (www.chineseposters.net)
In Traslocando in una nuova casa abbiamo accennato all’attenzione che i bambini riservano all’affissione del dipinto di Mao. Questo fattore svolge il ruolo principale in Amando calorosamente il Presidente Mao (reai Mao zhuxi, 熱愛毛主席), poster di Xie Zhiguang (谢之光), pubblicato da Shanghai huapian chubanshe[7] nell’aprile 1955. Il poster raffigura quattro bambini intenti a sollevare un’immagine di Mao. I due in primo piano battono le mani, come se stesse avvenendo un evento speciale, delle altre notiamo invece gli sguardi: la bambina con la giacca rosa guarda con gioia l’immagine mentre l’altra rivolge lo sguardo all’osservatore, creando una connessione con esso. La posizione dei bambini forma una composizione che raffigura una piramide umana, alla cui sommità spicca il ritratto. L’occhio prospettivamente è portato a guardare il volto di Mao, che quindi acquista il ruolo principale, ma è essenziale riflettere su come acquista tale ruolo: sono i bambini ad innalzare la sua immagine e formare i lati di quella piramide in cui Mao, Grande Timoniere ne è evitabilmente il vertice. Guardando questa composizione ci viene forse da pensare ai putti che trasportano in volo l’effige di Cristo o anche ai dipinti religiosi manieristi del Cinquecento nei quali coppie o gruppi di santi indicano il centro dell’opera rivolgendo il proprio sguardo all’osservatore come a sottolineare l’importanza del soggetto che portano in gloria.
Il manifesto ritrae dunque la struttura della società cinese, piramidale, alla cui vetta spicca la figura del Presidente, ma come si è già sottolineato è importate soffermarci sul valore di tale piramide. Qui non vediamo famiglie, lavoratori, agricoltori o quadri, troviamo invece la base, le fondamenta della società: i bambini. È attraverso le giovani generazioni che si trasmetterà il socialismo alle future e saranno proprio loro ad innalzare la figura di Mao. È dai più piccoli che deve partire l’educazione socialista, nelle scuole si studia la teoria marxista e maoista, si è educati allo studio e al lavoro, si diventa cittadini socialisti modello. Saranno proprio questi stessi bambini che, dieci anni più tardi, diventeranno Guardie Rosse e porteranno alta l’immagine del loro Presidente.



La Rivoluzione Culturale:
immagini del culto di Mao



La Rivoluzione Culturale si avvia nel Settembre 1965 con la richiesta da parte di Mao di epurare gli ambienti letterari e sottoporre a critica l’opera letteraria La destituzione di Hai Rui di Wu Han. Peng Zhen diffonde le “Tesi di Febbraio”, testo con cui propone di limitare la Rivoluzione al solo ambito culturale. Con la “Circolare del 16 Maggio” Mao annulla le Tesi e crea il “Gruppo della Rivoluzione Culturale” al quale faranno parte gli uomini di cui si servirà Mao durante tutta la Rivoluzione tra cui Chen Boda 陈伯达, segretario personale del leader e Jiang Qing 江青, moglie. Oltre a loro due, Kang Sheng 康生, capo dei servizi di sicurezza e Lin Biao 林彪, capo dell’Armata Popolare di Liberazione, formeranno la “Banda dei Quattro”, grazie alla quale si perpetuerà la volontà maoista Si avvia così uno dei periodi più bui della Storia cinese, una spietata lotta per il potere dalla quale la Cina ne uscirà ferita e delusa[8].
Nell’Agosto 1966 Mao arruola un esercito di giovani studenti e li investe del potere di criticare tutti coloro che detengono l’autorità e hanno intrapreso la via del revisionismo. Le Guardie Rosse saranno autorizzate a distruggere il vecchio, a lottare contro gli elementi borghesi della società. Come si è detto nella parte conclusiva del precedente paragrafo, Mao ha stabilito un sistema educativo che parte dai più piccoli e arriva ai più grandi. Le Guardie ritratte con il Libretto Rosso in mano in alcuni poster, potrebbero infatti essere gli stessi bambini di Amando calorosamente il Presidente Mao. Questi giovani, figli di un sistema che li ha sempre visti costretti al rispetto di rigide norme sociali, all’ubbidienza verso gli adulti, genitori, professori, a mantenere il proprio posto nella scala sociale cinese, si vedranno in possesso di un potere che li stregherà, li imprigionerà in una rete ideologica, la stessa rete che sancirà la loro fine, dichiarerà la loro sconfitta e darà come unico frutto la disillusione di intere generazioni di cinesi. Questo potere che gli verrà affidato da Mao, sarà proprio la chiave del culto del leader.
Una figura determinante che renderà possibile la venerazione del presidente Mao sarà, oltre alle Guardie Rosse, il capo dell’Armata di Liberazione Nazionale Lin Biao. Nel 1962 si avvia il Movimento per l’Educazione Socialista con lo scopo di porre fine al lassismo dei quadri, riaccendere l’ardore rivoluzionario e rettificare il Partito. Il Movimento viene lanciato in diversi ambiti: nelle campagne, campo culturale e nell’esercito. Mentre nei primi due settori non riscuoterà il successo desiderato, sarà l’esercito che accoglierà pienamente la volontà di Mao. Lin Biao cercherà di correggere la tendenza alla professionalizzazione dell’esercito, in favore di una rapida politicizzazione di esso, diventando così strumento del potere di Mao. L’Armata di Liberazione Nazionale diventa il mezzo attraverso cui diffondere l’ideologia e il culto della personalità. Sarà proprio il dipartimento politico generale dell’Armata a pubblicare nel Maggio 1964 la prima edizione delle “Citazioni del presidente Mao”, note come Libretto Rosso, secondo testo più stampato dopo la Sacra Bibbia[9].  Mao diventa l’unica figura di riferimento della politica.


Manifesti ed altri cimeli

Immagini e cimeli di Mao entrano in grande quantità nelle case, nelle scuole, uffici pubblici, nelle strade. Dove un tempo trovavamo gli altari degli antenati familiari, ora sono appese raffigurazioni del Grande Timoniere. Ideologia proletaria, morale comunista ed eroismo rivoluzionario sono ancora al centro della produzione artistica ma quanto visto finora verrà accentuato, portato ai massimi livelli attraverso uno stile iper-realista e propagandistico. In quanto “Grande maestro, grande guida, grande timoniere e il più grande comandante, Presidente Mao” (Weida de daoshi, weida de lingxiu, weida de duoshou ji zuigao tongshuai Mao zhuxi, 伟大的导师、伟大的领袖、伟大的舵手及最高统帅毛主席), diventa l’oggetto prediletto della produzione artistica[10]. Sarà Jiang Qing, quando nei primi anni Sessanta Mao lamentava una ancora forte presenza di re, imperatori e generali nelle opere teatrali, a stabilire gli standard nei vari settori artistici, compreso quello delle arti visive. Nel 1963 vengono formulati i “Modelli per l’opera” (yangbanxi, 样板戏) validi anche per l’Arte. Tra questi, di particolare importanza sono le “Tre Predominanze” (santuchu, 三突出), emerse nel 1969.

 “在所有人物中突出正面人物来;在正面人物中突出主要英雄人物来;在主要英雄人物中突出最主要的中心人物来[11]
“Tra tutti i personaggi prevale il personaggio in primo piano, tra i personaggi in primo piano spicca l’eroe, tra gli eroi spicca l’eroe principale”

In arte tali principi corrispondono alla rappresentazione realistica dei personaggi, al centro della composizione e inondati di luce. I soggetti, realizzati quasi sempre senza età, robusti e in posizioni dinamiche, sembrano essere ritratti al centro di un palcoscenico. Anche la figura di Mao ci appare sempre uguale, come se non invecchiasse mai.
Protagonista di molti poster, alcuni dei quali esaminati nel paragrafo precedente, il Grande Timoniere viene ora ad acquisire le caratteristiche di un sole: spesso posizionato nella parte superiore delle raffigurazioni, al di sopra del popolo, col volto incorniciato dai raggi. Si tratta questo di un importante mutamento iconografico, che segue la dinamica dei fatti storici. Mao, come si è detto, si trova ai vertici del potere e della scena politica, e dunque anche di quella artistica. La presenza dell’ideologia, costante sin dai Discorsi di Yan’an, va ad assumere un ruolo indispensabile, presente anche dove non sembra esserci. Il rosso, ora utilizzato in qualsiasi raffigurazione del Presidente, si sostituisce ai grigi, che gettano ombra e al nero, troppo controrivoluzionario. Lo stesso rosso, ricorda la presenza di Mao anche nei poster in cui non compare direttamente.

NellOttobre 1965 Zhang Yuqing (章育青) produce il poster L’Oriente è Rosso (dongfang hong, 东方红), pubblicato da Zhejiang renmin chubanshe[12]. Il titolo è tratto da una canzone popolare degli anni Trenta, poi riadattata per celebrare la persona di Mao negli anni Quaranta. La composizione è organizzata su tre livelli: nel primo vediamo un gruppo di soldati in posizione di combattimento;

Figura 20, Zhang Yuqing, L’Oriente è rosso, 1965, stampa, 76.5 x 53.5 cm, collezione Buluo, (www.chineseposters.net)
poco indietro una folla ordinata di persone circondata da bandiere rosse che sembrano riprodurre le quinte di un teatro; nella parte superiore, in posizione centrale, vediamo spiccare la figura di Mao che emana una forte tonalità di rosso. In questo poster riscontriamo già le caratteristiche del culto di Mao di cui si è parlato nella parte introduttiva del seguente paragrafo. La posizione ordinata dei personaggi e le bandiere disposte sullo sfondo conferiscono alla composizione le sembianze di una scena teatrale. La disposizione delle diverse categorie popolari rappresentate nella raffigurazione non sono casuali: in primo piano troviamo infatti esponenti dell’esercito e delle Guardie Rosse che, come si è detto, svolgono una fondamentale funzione di canale di diffusione dell’ideologia maoista; dietro di loro sono disposti in fila personaggi che rappresentano il popolo. Tale composizione suggerisce l’ordine delle posizioni sociali: Guardie Rosse e esercito, avanguardia del popolo, guidano il resto dei cittadini nella lotta contro il revisionismo e verso la vittoria del comunismo. Sopra di loro, Mao illumina la giusta strada da seguire, come un sole che sorge. Lo vediamo infatti raffigurato al centro di una sfera giallastra che sfuma gradualmente verso il rosso.
Il presidente inizia ad assumere qui le forme di una divinità, al di sopra di tutto e tutti, raffigurato come fonte di luce, che irradia l’Oriente. La creazione di quello che venne definito “L’ Oceano rosso” (hong haiyang, 红海洋), fatto di ideali, slogan, immagini, scritti sui muri delle case, delle scuole, recitati a memoria, e di immagini, riprodotte in grande quantità, affisse nelle strade, contribuirà alla nascita di un mito[13].

Caratteristiche analoghe le troviamo anche in La luce del Pensiero di Mao Zedong illumina la strada della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria (Mao Zedong sixiang de yangguang zhaoliang wuchan jieji wenhua dageming de daolu, 毛泽东思想的阳光照亮无产阶级文化大革命的道路)

La luce del Pensiero di Mao Zedong illumina la strada della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria, 1966, stampa, 53.5 x 74 cm, collezione Ziyunxuan, (www.chineseposters.net)

prodotto dal Gruppo di propaganda della Casa Editrice di Belle Arti di Shanghai nell’Agosto 1966 e pubblicato da Shanghai renmin meishu chubanshe[14]. Anche qui troviamo una composizione su tre livelli: in primo piano è raffigurato il popolo che avanza verso l’osservatore; dietro, uno sfondo di bandiere rosse separa il primo dal terzo livello, dove troneggia il volto sorridente di Mao, illuminato da una fonte di luce. In alto a sinistra leggiamo lo slogan: “La luce del Pensiero di Mao Zedong illumina la strada della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria” (Mao Zedong sixiangde yangguang zhaoliang wuchan jieji wenhua dagemingde daolu, 毛泽东思想的阳光照亮无产阶级文化大革命的道路), dal quale prende il titolo. Come si è detto, la presenza di uno slogan scritto funge da rafforzamento del messaggio, che, durante la Rivoluzione Culturale sembra essere riassunto in uno soltanto: seguire Mao e la Rivoluzione.
Rispetto al manifesto precedente, in questo, il carattere divino di Mao viene rappresentato con più vigore. Il cerchio giallo incandescente al cui centro è posto il volto del Grande Timoniere, sembra ora raffigurare una grande aureola, da cui si dipartono i raggi del sole. Guardando questa immagine, pur non avendo fonti che lo confermano, si potrebbe pensare alle raffigurazioni del dio cristiano, anch’esso posto nella zona superiore delle raffigurazioni e anch’esso fonte di luce.

Nello stesso anno viene prodotto Commemorare il primo anniversario della nuotata del Presidente Mao nel fiume Yangzi, seguire il Presidente Mao nel vento e nelle onde! (Jinian Mao zhuxi changyou Changjiang yi zhounian - Genzhe Mao zhuxide zai dafeng dalang zhong qianjin!, 纪念毛主席畅游长江一周年-跟着毛主席在大风大浪中前进).

Commemorare il primo anniversario della nuotata del Presidente Mao nel fiume Yangzi, seguire il Presidente Mao nel vento e nelle onde!, 1969, stampa, 77 x 53 cm, (www.chineseposters.net)

Il manifesto, diverso dai due appena esaminati, ritrae il Grande Timoniere dopo aver nuotato nelle acque del fiume Yangzi a Wuhan. Mao era un grande sostenitore del nuoto, per il quale scrisse anche la poesia “Nuotare” (Youyong, 游泳). Sebbene la prima nuotata nello Yangzi sia attestata nel 1956, sarà nel 1966 che riscosse il successo per cui le immagini di questo evento si diffusero anche in Occidente. Lo scopo dell’azione non era infatti soltanto quello di promuovere l’importanza dello sport, ma soprattutto di dimostrare che il Presidente Mao era ancora abbastanza forte da poter guidare la Cina. Anche in questa occasione Mao non mancò di dimostrare il proprio interesse per il popolo, spiegando ad una donna come nuotare sul dorso. L’evento ebbe una grande risonanza nei media cinesi, a seguito dei quali molti bambini e adolescenti decisero di praticare lo sport[15]. Il successo dell’iniziativa inoltre darà il via alla produzione di molte versioni del manifesto in questione.
Nel poster Mao saluta una folla di persone che nuota nel fiume, alzando la mano destra di grandissime dimensioni. L’immagine, sebbene non presenti caratteri divini come le precedenti, è un altro esempio della venerazione del Presidente.


Il prossimo manifesto analizzato è un esempio di come l’icona del leader cinese fosse divenuta quasi superflua. La grande quantità di immagini che lo ritraevano erano ormai parte integrante della vita dei cittadini. Arti visive, teatro, musica e letteratura saranno così impegnate nella celebrazione della sua figura che si potrebbe quasi affermare che Mao divenne una sorta di mantra. L’onnipresenza del leader la percepiamo in alcune opere, seppure non mostrino affatto l’immagine di Mao.

Lunga vita al presidente Mao! Lunga lunga vita! (Mao zhuxi wansui! Wanwansui!, 毛主席万岁! 万万岁!) fu prodotto in Ottobre 1970 dalla Squadra di Propaganda dell’Accademia di Belle Arti di Shanghai[17].

Lunga vita al presidente Mao! Lunga lunga vita!, 1970, stampa,  53x77 cm, (www.chineseposters.net)

Nell’immagine vediamo un gruppo di giovani, tra cui due Guardie Rosse, che sventolano il Libretto Rosso di Mao Zedong e attendono che l’amato leader si affacci dal balcone in Piazza Tiananmen. Sotto all’immagine, in rosso, è riportato lo slogan che dà il nome al poster. Come vediamo dunque, Mao non è presente, ma in realtà è assente solo dal punto di vista iconografico. Non solo il manifesto riporta il suo nome, ma i personaggi sventolano il libro delle citazioni, che possiamo considerare come una sostituzione dell’immagine del suo autore[18]. Divenuta ormai familiare a tutti, l’immagine può essere omessa, raggiungendo il medesimo scopo. 
Alcuni dei manifesti sfuggiti alla distruzione degli anni Ottanta sono conservati nello Shanghai Propaganda Poster Art Centre, altri fanno parte di collezioni private.


Mao verrà riprodotto in tutti i mezzi possibili, nei più vari materiali.
Volantino illustrativo, (www.chineseposters.net)

La prima statua di alluminio compare il 26 Dicembre 1967, giorno di ascita di Mao, nel campus del Mining Institute di Pechino. Questo grande monumento ha delle caratteristiche che la resero unica e poi modello di migliaia di altre statue. L’altezza di 7.1 metri era un chiaro richiamo alla data di fondazione del Partito Comunista Cinese (qi yi, 七一), nato il 1 Luglio 1921, ma potrebbe essere interpretato anche come rivolta (letto qi yi, 起义). La base di 5.16 metri richiamava invece la Circolare del 16 Maggio che sanciva la nascita della Rivoluzione Culturale. L’altezza di 12,26 metri infine, ricordava la data di nascita del presidente Mao (26 Dicembre), giorno in cui la statua venne eretta. La precisione delle dimensioni e la numerologia che caratterizzava il monumento, la resero modello della produzione di statue durante il periodo della Rivoluzione Culturale[19].

Accanto a dipinti e sculture troviamo inoltre una grande varietà di oggetti nati con lo scopo di celebrare il Grande Timoniere.  Tra tutti vi è una particolare categoria di essi che merita attenzione in quanto mostra come il culto di Mao possa aver raggiunto a volte dei picchi di follia. Si tratta di una serie di contenitori creati per proteggere i frutti del mango. Nell’Agosto 1968 Mao ricevette in visita il Ministro degli affari Esteri pakistano, che si presentò con un canestro di mango come dono al Presidente. Non essendo un amante de frutto, il leader cinese decise di inviarli a sette squadre di propaganda del Pensiero di Mao Zedong presenti nella capitale. Questi furono incaricati a loro volta di recarsi nelle università e nelle fabbriche per fare cessare la lotta tra fazioni nelle Guardie Rosse, portando con sé i mango[20]. La stampa del periodo riportò che il dono voleva essere una commemorazione del secondo anniversario dello slogan maoista “bombardate il quartier generale”, in realtà l’intento era quello di mostrare l’insoddisfazione di Mao nei confronti del comportamento delle Guardie. Lavoratori e studenti, estasiati dal dono del Presidente, iniziarono ad escogitare sistemi per preservare il frutto e

Reliquiario mango, 1968, vetro, collezione Landsberger, (www.collectorsweekly.com)

impedirne la decomposizione. Alcuni decisero così di ricoprire i piccoli di frutti di un sottile strato di cera e di riporli in altari di vetro o legno. I lavoratori si inchinavano davanti all’altare, mostrando il proprio rispetto per il Presidente, atri invece bollivano il frutto in acqua e ne bevevano un sorso, sperando di poter godere in parte della saggezza di Mao. Piccole teche e contenitori di vetro con iscrizioni del presidente Mao, accanto a dipinti che raffiguravano il mango, furono prodotti in grande quantità. Questo piccolo frutto, anticamente simbolo di benessere e prosperità, divenne presto una sorta di oggetto sacro, venerato e rispettato in quanto incarnazione di Mao stesso.
Accanto a questi, troviamo anche una generosa quantità di porcellane: vasi, piatti da collezione, servizi di tazze che ritraggono il leader in compagnia di altri membri della leadership del Partito, o da solo.


Ancora oggi, non è raro salire nelle automobili e trovare portafortuna di Mao appesi sullo specchio retrovisore, come non è affatto insolito poter acquistare qualsivoglia cimelio che ricordi il presidente. Questo tipo di oggetti, alcuni dei quali sono rimanenze del periodo della Rivoluzione, vengono ancora prodotti in grande quantità. Al memoriale di Xibaipo, luogo sacro della lotta contro il Guomindang, è possibile trovare una grande varietà di souvenir, busti, portachiavi del presidente Mao.
 Non c’è da stupirsi dunque se ogni giorno in piazza Tiananmen migliaia di persone si mettono in coda per poter passare accanto alla salma imbalsamata di Mao, lasciare frutti o fiori all’ingresso del mausoleo e chinarsi tre volte di fronte alla sua immagine come fosse una divinità buddhista.




[1] ZHENG, Gong, 郑工, Yanjin yu yundong: Zhongguo meishu de xiandaihua (1875-1976), 演进与运动: 中国美术的现代化 (1875-1976), Guanxi meishu chubanshe, 广西美术出版社, 2000, pp. 376-377
[2] ZHAO, Yumin, 赵宇敏, xuanchuanhua yao huachu zhenshi de qinggan he yuanwang, 宣传画要画出真实的情感和愿望, Qingnian jizhe, 青年记者 2 (1994), p. 42
[3]   http://chineseposters.net/gallery/d29-685.php
[4] http://chineseposters.net/gallery/e15-595.php
[5] http://chineseposters.net/gallery/e12-623.php
[6]   QIN, Jie, 秦杰, Chuanhua de yange shi, 宣传画的沿革史, 2010, http://news.xinhuanet.com/mrdx/2014-09/12/c_133638515.htm, 12/09/2014
[7] http://chineseposters.net/gallery/e12-601.php
[8] BERGERE, Marie-Claire, La Cina dal 1949 ai giorni nostri, Il Mulino (Le vie della civiltà), Urbino, 2009, pp. 171-194
[9]DAL LAGO, Francesca, Personal Mao: Reshaping an Icon in Contemporary Chinese Art, The Art Journal, 1999, pp. 47-59
[10]DU, Pu, , Mao Zedong de Zhongguo  ji qi hou: Zhonghua renmin gong he guo, 毛澤東的中國及其後: 中華人民共和國史, Zhongwen daxue chubanshe, 中文大学出版社, 2005, p. 296
[11]YANG, Jiguo,  杨继国, Santuchu shi xiuzheng zhuyi de chuangzuo yuanze, 三突出是修正主义的创作原则, Ningfu wenyi, 宁复文艺1 (1977), pp. 66-68
[12]   http://chineseposters.net/gallery/e12-606.php
[13] LI, Ke, 李珂, wenge shuqi de xuanchuanhua yishu, 文革时期的宣传画艺术., Zhongguo Meishu, 中国美术 6 (2010), pp. 116-118
[14] http://chineseposters.net/posters/e13-644.php
[15] http://chineseposters.net/themes/mao-swims.php
[16] YANG, Jiguo,  杨继国, Santuchu shi xiuzheng zhuyi de chuangzuo yuanze, 三突出是修正主义的创作原则, CIT., pp. 66-68
[17] http://chineseposters.net/posters/e13-701.php
[18] WARDEGA, Joanna, Mao Zedong in present day China-forms of deification, http://www.politicsandreligionjournal.com/images/pdf_files/engleski/volume6_no2/joanna.pdf
[19]LEESE,  Daniel, Mao Cult, Rhetoric and Ritual in China’s Cultural Revolution, Cambridge University Press, New York, 2011, p. 217
[20]SHUANG, Chen, 双陈, Wenge shiqi ying mangguo, “文革” 时期迎芒果, Long men zhen, 龙门阵 5 (2013)